Il mestiere dell’assicuratore è davvero destinato a scomparire?

Ancora una volta sono gli americani i primi ad analizzare i maggiori trend del mercato del lavoro. Pur considerando le differenze tra il mercato italiano e quello statunitense, si tratta di dati che contemplano l’avanzare di tecnologie che 20 anni fa neanche potevamo immaginare.

Secondo il rapporto A Future That Works: Automation, Employment, and Productivity di McKinsey, in Italia il tasso di sostituzione uomo-macchina si aggira tra il 49 ed il 51 per cento. Significa che circa 11 milioni di persone – più della metà dei lavoratori italiani – potrebbe essere sostituita da una macchina.

Ebbene sì: la tecnologia apporterà sempre più cambiamenti alla nostra vita (e al mercato del lavoro). L’Intelligenza artificiale è solo uno dei temi. Per esempio, il mestiere del taglialegna o del tipografo scompariranno a causa dell’avanzare della digitalizzazione. Stesso dicasi per il postino per via delle e-mail, o di servizi come quello di Amazon e dei suoi droni.

Anche il mestiere dell’assicuratore è annoverato tra quelli destinati a scomparire. Leggiamo tutti i giorni dell’avanzata dell’insurtech, delle app per le polizze istantanee per i viaggi; per non parlare dei comparatori on-line, ai quali siamo ormai già avvezzi, che forniscono servizi per la preventivazione RCAuto self-service a partire dalla targa del veicolo.

Non disperate. C’è un’evoluzione del mercato che va incontro a chi passerà dal fare l’assicuratore all’essere un consulente assicurativo. Questo perché le competenze del consulente (lo dice lo stesso studio) non sono sostituibili da nessuna macchina o intelligenza artificiale.

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Secondo il McKinsey Global Institute i settori finanziario ed assicurativo hanno un potenziale di automazione del 43%. Le fasi del lavoro maggiormente automatizzabili (di colore rosso) sono quelle della raccolta e dell’analisi dei dati.

Fonte: US Bureau of Labor Statistics; McKinsey Global Institute analysis

Sono di colore blu, perciò poco automatizzabili le competenze professionali (seconda colonna del grafico, chiamata Expertise) e i tratti della professione legati alle capacità di interfacciarsi con i clienti.

Abbiamo capito che nel settore assicurativo, spesso la componente umana non è sostituibile

Quando si tratta di prodotti non standardizzabili (come quelli dei comparatori on-line) sono le competenze a fare la differenza. E in questo senso i dati ci dicono qualcosa di interessante: competenze e capacità relazionali sono una parte centrale di questo lavoro – si veda la grandezza del relativo pallino (o del pallone, come in questo caso).

E un altro “pallone” (cioè un’attività che occupa molto tempo di chi lavora nel settore assicurativo e finanziario) è l’analisi dei dati. Ma poco male, anzi. È un bene potersi concentrare sul rapporto con i clienti, e demandare ai computer le analisi del caso.

Per esempio, a chi lavora con noi ha in dotazione un tablet e le credenziali di accesso alla app Sheltia, sviluppata dai nostri partner IT per supportare i consulenti nella fase di Analisi dei Bisogni del cliente.

Tornando al titolo di questo articolo, dove ci si domandava se il mestiere dell’assicuratore è destinato a scomparire: in certi casi la risposta è Sì. Ma come abbiamo visto, grazie alla centralità delle competenze professionali e delle doti empatiche, siamo ancora lontani dal perdere per strada i professionisti della consulenza assicurativa.

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